Chiavi in prestito

A Casa Vuota, in via Maia al Quadraro, fino all’8 gennaio 2023 le opere dell’artista e psicoterapeuta calabrese

ROMA. Le chiavi prese in prestito non hanno radici, appartengono alle case degli altri e sono viatici per luoghi magici nei quali vigono le regole dell’ospitalità senza appartenenza. Parte da questo assunto “Chiavi in prestito” la mostra di Martina Bruni artista e psicoterapeuta, calabrese di nascita e milanese di adozione, che dal 26 novembre all’8 gennaio abita con le sue opere gli spazi di Casa Vuota.


Curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, l’esposizione presenta disegni fatti con i pastelli su carte di piccole dimensioni, attraverso i quali l’artita racconta le stanze nelle quali si trova temporaneamente ad abitare e la relazione che si crea con i suoi ospiti. La ricerca artistica di Martina Bruni è caratterizzata da tratti inquieti, colori accesi e visioni oniriche che trasformano gli spazi e le vite che a essi sono legate.
«Chiavi in prestito – racconta l’artista – sono quelle che tengo in tasca da anni, da quando me ne sono andata da casa. Sono una raccolta di traslochi, mobili spostati, arredi dismessi, coperte mostruose e ninnoli. Sono uscita ed entrata da case non mie, tenendomi pezzi di muri sotto le unghie, passando da stanze aperte e letti occupati. Ho soggiornato in case infestate, ho chiuso porte che non si apriranno più, caffè versati in tazze che non mi sono mai appartenute. Ho dormito nelle intercapedini e messo le tende nelle fughe. Non è mai passata la nostalgia di casa, scendendo e salendo dai treni ho praticato rituali di memorie tra comodini e giardini. Non me ne sono mai andata e non sono mai ritornata. Così in questo vagare ho collezionato famiglie transitorie, vissuto affidi condivisi, lottato per camere separate.».
«Sono opere su carta di piccolo formato– spiegano i due curatori – tasselli del puzzle di una mostra nella quale addentrarsi di soppiatto, con cautela, illuminando con piccole torce porzioni di buio. Una mostra da ascoltare negli scricchiolii, nel respiro segreto delle stanze, dove spesso la presenza umana è assente e, se c’è, è addormentata e sembra una cosa fra le cose».
La ricerca artistica di Martina Bruni è intimamente legata alle istanze e alle pratiche della tecnica psicologica e del suo lavoro di psicoterapeuta. Il colloquio clinico si rispecchia nel disegno, nella misura in cui l’io dell’artista lascia il posto agli altri. Così avviene nelle stanze dipinte nelle quali Bruni conduce il visitatore della mostra, invitandolo a sbirciare con lei: racconti di un controtransfer, ovvero di quel sentimento che prova il terapeuta verso il suo paziente. L’artista decide di dipingere la sua assenza dalla scena, riservando il ruolo di protagonista della sua ricerca artistica alle stanze altrui, da riallestire come set, con i loro oggetti intimi e quotidiani, per poi disegnarle e reinventarle. La casa resta la stessa, ma il passaggio di Martina, con il suo sguardo fiabesco e onirico, la modifica.
Nata a Cosenza nel 1989 Martina Bruni vive a Milano. Disegna prediligendo i pastelli a olio e le opere di piccolo formato. Nel 2021 lo Spazio Martin di Milano ospita una sua personale intitolata Infestante. Tra i progetti recenti si segnalano nel 2022 la partecipazione alla residenza C.F. Contempororaryfire di Cerreto Guidi in Toscana, nel 2021 Walk in Studio a Milano e Rovina di Futuro Arcaico a Bari e a Valona in Albania, nel 2020 Ulisse presso La Galleria di Amantea e la performance pittorica Dafne allo spazio Metodo di Milano. Espone nelle collettive Noccioline organizzate da Yellow, nel 2020 nello studio di Davide Serpetti a Tortoreto e nel 2019 nello studio di Luigi Presicce a Firenze. È del 2019 infine la partecipazione al Simposio di pittura della Fondazione Lac O Le Mon di Lecce.