Gli eroi dei fumetti e la politica

I primi 65 anni di Cocco Bill nato dalla matita di Jacovitti. I fumetti e la politica viaggio nella storia

Raffaele Polo

Nota preliminare: Ma cosa c’entrano i fumetti con Arte e Luoghi? Mi meraviglio di lorsignori: il fumetto è l’Arte contemporanea che meglio caratterizza il Novecento. Ed è di pedissequa imitazione dei maestri-artisti più acclamati. Ergo…


Scopro con stupore che Cocco Bill ha raggiunto la veneranda età di 65 anni e, con i tempi che corrono, è alle soglie della pensione… è vero che Capitan Miki e il Grande Blek ne hanno di più, ma questa cosa degli anni mi impressiona non poco perché mi certifica, ineluttabilmente, di come passa il tempo.
E il problema (vero) è che loro, i nostri eroi di carta, mantengono una freschezza ed una efficienza incredibile. Non parliamo, poi, degli ‘antichi fumetti’ (l’Uomo Mascherato, Mandrake, Nembo Kid, Bibì e Bibò) che sono addirittura commoventi per il loro essere così platealmente fuori dal tempo corrente.
Ma volevo scrivere di Cocco Bill perché è personaggio-principe di Jacovitti, estroso e incredibile disegnatore che mi ha accompagnato per tanto tempo, soprattutto sui banchi della scuola, dove il diario Vitt era un ‘must’ come lo zaino Invicta e altri oggetti che caratterizzavano il momento storico…

Cocco Bill il coccobello, il brutto e il cattivo di Benito Jacovitti e Luca Boschi, 1 gennaio 2018


Jacovitti mi piaceva, mi piace per quel suo infoltire le tavole di particolari irreali e grotteschi, novello pittore fiammingo che fa delle minuzie il suo cavallo di battaglia. E, a proposito di cavallo, proprio Trottalemme, il cavallo di Cocco Bill, può assurgere alla identità di deus ex machina di quasi tutte le vicende, toccando a lui dipanare la matassa imbrogliata dal suo spavaldo padrone.
Delle trame, delle storie di Cocco Bill, meglio non parlare: sono spesso insulse e di una ingenuità talmente esplicita da far concorrenza alle storie di EsseGesse ovvero Capitan Miki con Doppio Rum e Salasso e Blek Macigno con Roddy e il dottor Occultis.
In queste strisce si capisce subito chi sono i cattivi (tutti col ghigno stereotipato e la faccia di canaglia) e anche chi si camuffa (Magic Face ) lo si scopre in quattro e quattr’otto. Piuttosto, l’idea della morte viene beffeggiata da Jacovitti che non si preoccupa di costellare di cadaveri trivellati dai colpi i suoi disegni mirabolanti.
Esito evitato accuratamente dagli altri autori che puntano maggiormente sui combattimenti con sani cazzotti (emuli e precursori di Bud Spencer) o con la precisione della mira delle infallibili pistole. E, anche se stiamo parlando di personaggi che fanno parte della storia e non più della cronaca contemporanea, il piacere innato nel rileggere le inossidabili avventure su carta dei nostri beniamini, ci fa asciugare in fretta la lacrimuccia di nostalgia che affiora dalle nostre datate ciglia…
Ora, in questo periodo travagliato, mi è venuto da pensare: a chi darebbero la fiducia, per chi avrebbero votato questi eroi di carta? Cocco Bill, ne sono certo, sarebbe stato un emulo di Salvini e della Lega Nord, anche se Trottalemme lo avrebbe consigliato ad una maggiore moderazione. Ma il dubbio maggiore lo avrei con Tex Willer, che adesso ha compiuto settantacinque anni, ma è sempre vivo e vegeto come non mai; mi chiedo per chi voti il bravo cowboy. So di suscitare il riso, ma sono domande che vengono spontanee, soprattutto quando questi personaggi finiscono per entrare nella memoria comune di chi li ha frequentati, amati e conosciuti sin dalla più tenera età.
Di Tex io, seguace patito del Grande Blek e di Capitan Miki, ho sempre avuto un po’ di timore reverenziale. Per quel suo volto prevalentemente triste, il suo incedere alla Gary Cooper (altro eroe della nostra infanzia) e la sua manifesta timidezza nei confronti del genere femminile (scarsamente presente nelle tavole di Bonelli), ci pareva la quintessenza dell’uomo saggio, a cui avremmo dovuto ispirarci per crescere onesti, coerenti e saggi. Magari liberi e uniti… no, lasciamo perdere.
Ecco, allora, proprio ai nostri eroi di una volta, a Tex, al tenente Rip Masters (Rin Tin Tin, chi se lo ricorda?) e anche a Zorro vorremmo chiedere, serenamente, per chi sono andati a votare, il 25 settembre.
Proprio a loro, che avevano una vita avventurosa ma che credevano ciecamente nell’ideale, ben chiaro, della difesa dei ‘buoni’ contro i ‘cattivi’, vorremmo chiedere una conferma…
E ci sembra di intuirle, le sintetiche risposte.
Tex ci guarderebbe in silenzio e, con uno scarto del cavallo, se ne andrebbe al galoppo nella sconfinata prateria.
Il Tenente Rip, ligio al dovere, ci indicherebbe il cane lupo protagonista delle sue avventure e mente di ogni vicenda dei cavalleggeri impegnati contro indiani e bianchi malvagi, ‘Chiedete a lui’ ci suggerirebbe….
E Zorro… Povero spadaccino, i vessatori spagnoli del suo tempo sono nulla in confronto ai malfattori di stampo nostro contemporaneo…
Solo allora, magari, scopriremmo che questi personaggi, non dissimili da noi, furono costruiti e inventati per indicarci una via di giustizia, coerenza e positività. Con la loro incrollabile fiducia in chi li aveva creati, aspettavano le ultime scene, le ultime vignette, per vedere trionfare il buono, il giusto, l’onesto contro il malvagio, il disonesto, il superbo…
Il problema è che, a noi, queste ultime scene, queste vignette finali, non ce le hanno realizzate. Siamo noi stessi a doverle completare… E invano chiediamo agli eroi della nostra infanzia di darci una mano.
Sono rimasti solo figurine. Figurine di cartone.
Che fanno sorridere perché inesorabilmente fuori dal tempo.