ll Ratto delle Sabine di Giambologna

 Restaurato il modello in “terra cruda”
del Ratto delle Sabine di Giambologna

 

 

È stato presentato lo scorso 5 settembre, nella saletta didattica della Galleria dell’Accademia, il restauro del modello in “terra cruda” del Ratto delle Sabine di Giambologna, la cui versione in marmo si può ammirare nella Loggia dei Lanzi.

 

Erano presenti il Direttore della Galleria dell’Accademia, Angelo Tartuferi, la direttrice del restauro (e già Direttore dello stesso museo) Franca Falletti, la restauratrice Cinzia Parnigoni e il Presidente della Fondazione non profit Friends of Florence, Simonetta Brandolini d’Adda, che ha finanziato le indagini diagnostiche sull’opera.

Insieme a quelli della Vittoria di Firenze su Pisa (Giambologna) e del Torso di fiume (Dio fluviale, di Michelangelo), il modello del Ratto delle Sabine realizzato tra il 1579 e il 1580 è tra i più antichi originali in scala 1:1 che si siano conservati in tutto il mondo.

Collocato nel museo di via Ricasoli sin dal 1911, prima della vasta operazione di indagine diagnostica propedeutica al restauro, il modello presentava uno stato di conservazione preoccupante: la superficie plastica risultava rivestita da più strati di gesso usato durante vecchi restauri. In alcuni punti della scultura gli strati delle sovrammissioni raggiungevano spessori tali da modificarne le forme, in altri celavano punti di frattura, e in altri ancora il gesso era stato usato per ricostruire parti mancanti (braccia della Sabina e gamba sinistra del Sabino).

Per questo motivo, e per l’insolita tipologia del materiale, nell’arco di un anno si sono svolte approfondite indagini – rese possibili grazie al finanziamento della Fondazione non profit Friends of Florence – che hanno coinvolto otto diversi enti.

Quindi ha preso il via la delicata fase di restauro vero e proprio che, diretto dall’allora Direttore della Galleria dell’Accademia, Franca Falletti, ha visto impegnata Cinzia Parnigoni (la stessa che otto anni fa restaurò il David di Michelangelo in occasione del 500° anniversario della sua realizzazione) insieme alle sue collaboratrici di Arte R.O.S.A.
Alla fine, oltre al pieno recupero di un’opera d’arte dai caratteri eccezionali, il restauro ha rappresentato anche una straordinaria occasione di studio e di esperienza di conservazione che potrà essere utile per futuri interventi. “Il restauro concluso – ha affermato il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini – non solo riguarda un capolavoro assoluto del Cinquecento, ma rappresenta un autentico successo sotto il profilo metodologico e tecnico”.

(Fonte: comunicato stampa)